Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia

Discussioni e pratiche di Ecologia nella lotta della libertà curda. Prima Parte

Discussioni e pratiche di ecologia nella lotta della libertà curda con particolare attenzione al Kurdistan settentrionale (Bakur)

L’ecologia è uno dei tre pilastri del paradigma del confederalismo democratico. Oltre alla democrazia e all’uguaglianza e libertà di genere, l’ecologia è stata menzionata esplicitamente come una dimensione facente parte del progetto dal 2005. Ad oggi, tuttavia, l’ecologia è meno discussa e praticata rispetto agli altri due pilastri. Vi è una grande distruzione e sfruttamento ecologico in Kurdistan.
Con l’introduzione e la diffusione del capitalismo in Kurdistan negli anni Cinquanta, ci fu uno sfruttamento sistematico e distruttivo della natura. I quattro stati colonialisti – Turchia, Iran, Iraq e Siria – iniziarono a pianificare grandi progetti sull’energia, attività minerarie, agricoltura, infrastrutture e altri progetti di investimento la cui attuazione ha portato ad una distruzione dell’ambiente e allo sfruttamento grave dello stesso. Ciò è causato, tra gli altri fattori, dal modello economico capitalista.
Pur mantenendo lo status coloniale, gli stati egemoni introdussero passo dopo passo, usando misure economiche e militari, le relazioni capitaliste nelle società del Kurdistan.

Negli anni ’70 la costruzione di numerosi grandi progetti – in particolare dighe, trivellazioni petrolifere e miniere – fu realizzata attraverso l’esercizio del potere egemonico degli stati altamente centralizzati nelle quattro parti del Kurdistan con la scusante e il pretesto di un progresso necessario.
L’agricoltura iniziò ad essere industrializzata negli anni ’70, in particolare nel Kurdistan occidentale (Rojava) e nel Kurdistan settentrionale (Bakur), più tardi nel sud (Başur) e nel Kurdistan orientale (Rojhilat). Il risultato di queste politiche fu che le relazioni comunitarie e di solidarietà si indebolirono nella società del Kurdistan. I progetti infrastrutturali e gli investimenti furono progettati e attuati senza alcuna consultazione della popolazione locale e attraverso un approccio autoritario; erano progetti nell’interesse degli Stati colonialisti e miravano alla massimizzazione del profitto attraverso la modernizzazione capitalista e l’oppressione. L’industrializzazione dell’agricoltura; la continua migrazione delle popolazioni dai luoghi rurali, l’ urbanizzazione rapida e le guerre colonialiste contro la popolazione a partire dagli anni ’80 hanno fatto in modo che la società perdesse gran parte delle sue caratteristiche di solidarietà e comunanza. Le principali caratteristiche delle società pre-capitaliste erano l’approccio comunitario e la solidarietà nei processi decisionali, economici, sociali e di cultura, ma erano presenti anche diverse forme feudali e conservatrici. Il Kurdistan divenne pienamente parte del “mercato nazionale” di ogni stato ed entrò nel mercato globale neoliberale. I primi tempi erano certamente pieni di gerarchia, patriarcato e discriminazione, ma la transizione al capitalismo costituiva una rottura brutale nello sviluppo sociale e storico e in un certo modo ha anche incrementato il sessismo sociale e il patriarcato. Per capire cosa è stato smantellato e cambiato in questi decenni, basta tenere conto di come sia stato deturpato il modo comune e solidale di agire e interagire che caratterizzava le comunità tra gli anni 50 e 90. Per esempio:
1. Molti villaggi facevano di solito una sorta di riunione di uomini per lo più anziani e a volte di alcune donne più anziane che si riunivano, se necessario, e prendevano decisioni. La solidarietà sulle questioni economiche era comune. Per esempio, quando una famiglia voleva costruire una nuova casa, l’intero (o la maggior parte) villaggio si univa alla costruzione per almeno alcuni giorni iniziali che erano cruciali per i lavori di costruzione.
2. Era solito che gli animali di tutte le famiglie pascolassero insieme in luoghi appropriati. Il pascolo era gestito a turno da tutte le famiglie.
3. Quando una famiglia aveva un brutto anno di raccolto, le altre del villaggio sostenevano la famiglia colpita fornendo loro i cibi di base. Nei giorni seguenti, la famiglia sostenuta metteva la stessa quantità di alimalimeti ad essa donati nella parte anteriore della casa della famiglia che li aveva aiutati. Quando una famiglia aveva un grande raccolto di un certo prodotto (come noci o altro), era spesso solita condividere parte dell’eccedenza con gli altri dentro e intorno al villaggio.
4. Anche la solidarietà per gli affari sociali era comune. Per esempio, quando uno o due genitori di una famiglia morivano o eranno ostretti a migrare in cerca di lavoro, gli altri nel villaggio si prendevano cura dei bambini. C’era solidarietà anche in campo culturale. Di sera spesso le persone si riunivano in una delle case e condividevano storie, miti, poesie e canzoni tra loro.

Discussioni sull’ecologia

Dopo due decenni di lotta per la libertà nel Kurdistan settentrionale, negli anni ’90 il Movimento per la libertà curdo (KFM) iniziò a discutere in merito alla questione ecologica a livello curdo e globale. La discussione si svolse sullo sfondo della distruzione di Bakur per mano della guerra dello Stato turco contro i curdi; più di 2,5 milioni di sfollati furono trattati in maniera brutale, le forze di stato turche distrussero fino a 4000 villaggi e bruciarono enormi aree boschive a Bakur. La maggior parte degli sfollati viveva in un’economia prevalentemente di sussistenza con circolazione locale di prodotti. Negli anni ’90 in particolare il leader politico Abdullah Öcalan del Movimento per la libertà curdo (KFM) mise in discussione l’emergere del capitalismo neoliberista, con nuove analisi in generale e in particolar modo in relazione agli impatti del neoliberismo sulla natura. I discorsi e gli scritti affrontavano il problema che i grandi progetti di investimento avrebbero avuto sull’impatto ambientale causando enormi e irreparabili danni alla natura. Incluso vi era anche il cambiamento climatico che, tra gli altri, venne considerata come un’accelerazione della distruzione ecologica da parte del capitalismo. Distruggere la natura per l’interesse dei governi centrali e il profitto delle aziende significa in genere distruggere le cose essenziali e la vita di milioni di persone. La massiccia distruzione ecologica colpisce seriamente la vita umana. Spesso i progetti di grandi dimensioni spostano un gran numero di persone e/o sfruttano la loro terra e le aree circostanti. Öcalan ha anche discusso della disconnessione delle persone con la natura e del tipo di impatti che questo potrebbe avere sulle menti delle persone e sulla relazione tra le persone. In particolar modo l’alienazione delle persone è stata messa in relazione alla disconnessione delle persone dalla natura. A questo punto Öcalan collega la discussione sull’ecologia con una gerarchia istituzionalizzata che ha le sue radici nel patriarcato.

Bakur – La sfida a sviluppare una pratica ecologica

Poco dopo che Öcalan fu rapito attraverso un complotto internazionale sotto il coordinamento degli Stati Uniti e consegnato allo stato turco nel 1999, la lotta armata del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) si è fermata, e una nuova e ampia discussione sui mezzi e le prospettive della lotta per la libertà è iniziata dando priorità alla lotta politico-civile. Nello stesso anno, nelle elezioni locali, diversi importanti comuni erano stati vinti dall’HADEP, il Partito popolare democratico, il partito legale della KFM in quel momento. I comuni acquisiti – tra cui
Diyarbakir- diventarono elementi essenziali della lotta per la libertà dei curdi. Ciò ha favorito la diminuzione delle condizioni repressive e ha facilitato lo spazio per i comuni, che l’HADEP e altre organizzazioni della KFM usavano per diffondere le proprie idee politiche e per stare meglio in contatto con le parti nuove e non politicamente organizzate della società. Ciò che era stato affermato per anni, e cioè che il KFM ha concetti migliori e molto più democratici, poteva essere attuato a livello locale attraverso i comuni e altre organizzazioni politiche. Ma allo stesso tempo la dinamica creata dalla lotta armata non esisteva più. Divenne necessario un cambiamento nel modo di pensare e agire. Tra il 1999 e il 2004 l’HADEP amministrò 37 comuni e fu sfidato a dimostrare alla popolazione che era in grado di governare meglio di tutti gli altri partiti politici autoritari e corrotti del sistema egemonico. Dopo la presa in consegna dei comuni, la repressione da parti degli Stati non è mai cessò, ma fu molto meno che negli anni ’90.

I comuni dell’ HADEP, e in senso più ampio il Movimento di liberazione curdo, dichiararono di voler creare una società democratica-ecologica con gli anni 2000. Fu espresso pubblicamente che principale sarebbe stato l’approccio alla natura che avrebbe dovuto essere rispettoso; i siti naturali sarebbero stati conservati e sviluppati all’interno delle città e il loro ambiente sarebbe stato più pulito e verde; i progetti di investimento non sarebbero stati fatti a scapito della natura. Il loro modo di agire sarebbe stato significativamente diverso dai comuni governati da altri partiti che in Kurdistan non si curavano minimamente dell’aspetto ecologico.

Questi primi anni furono il periodo in cui migliaia di attivisti politici in Kurdistan e Turchia iniziarono a leggere articoli e libri sull’ecologia e in particolare sull’ecologia sociale. Ciò portò alla discussione su come doveva essere sviluppata una vita ecologica e cosa avrebbe portato nella politica a lungo termine e a breve termine. Va considerato che in tutto lo stato della Turchia le discussioni su un paese più ecologico o “sostenibile” erano piuttosto nuove, e raramente venivano condotte campagne politiche contro sviluppi e progetti distruttivi e di sfruttamento dell’ambiente naturale. Ma è stato anche il momento in cui in diverse regioni si sono verificate lotte contro grandi progetti di investimento. A Bakur divennero note due lotte. Uno fu contro la diga di Ilisu sul Tigri che avrebbe usurpato l’antica città di Hasankeyf. Un altro era contro diverse dighe sul fiume Munzur a Dersim. Entrambe le lotte hanno ottenuto un grande sostegno tra i curdi. La società curda ha iniziato a discutere per la prima volta questioni relative a fiumi, dighe, energia, patrimonio culturale e naturale e sviluppo. Argomentare e affrontare questi temi ha contribuito ad aumentare la consapevolezza critica su tali aspetti.

Tuttavia, in realtà i comuni coinvolti in questo progetto, nel loro primo periodo (fino al 2004), mostrarono una pratica che era di gran lunga migliore rispetto agli altri da un punto di vista ecologico. Le città erano diventate più pulite e più sane con il miglioramento del sistema dei rifiuti, anche nei quartieri più poveri che erano stati trascurati per decenni. L’approvvigionamento di acqua potabile e la gestione dei liquami migliorarono significativamente in diverse città nel giro di pochi anni. Anche l’area verde aumentò. I siti del patrimonio culturale ottennero maggiore attenzione e accessibilità per il pubblico. Furono costruiti più spazi pubblici come piazze o mercati. Il trasporto pubblico era stato sviluppato per tutte le aree stabilite e per un prezzo relativamente basso. Alcuni progetti di grandi dimensioni con impatti sociali ed ecologici problematici, che avrebbero causato danno all’ambiente, furono cancellati o modificati. Le condizioni di vita nei quartieri poveri migliorarono anche grazie alla costruzione di infrastrutture sociali come centri sociali o centri di lavaggio per i vestiti per chi non poteva permettersi di pagare le bollette d’acqua. Gli sforzi per includere i gruppi della società civile nel processo decisionale su molti progetti, e persino riguardo la pianificazione urbana, divennero realtà quotidiana. Prima di questo periodo la qualità della vita nella maggior parte delle città era sotto una grande minaccia, uno stress che era esacerbato dalla situazione di coloro che erano sfollati a causa del conflitto negli anni ’90.
Fu per questo che si sentì la necessità di un cambiamento atto a migliorare la qualità di vita a lungo termine dei cittadini.

Sebbene questi sviluppi positivi si fossero verificati, mancava un consenso generale su come sviluppare un’ulteriore e futura politica ecologica in un contesto più ampio. Quasi tutti i sindaci e i responsabili delle decisioni politiche dei comuni e di altre strutture del KFM non consideravano la prospettiva ecologica come uno dei principali approcci strategici e la trascurarono. Ciò non fu molto sorprendente in quanto i movimenti politici generali rimasero deboli nel campo dell’ecologia. Non c’erano attori forti all’interno della società che rivendicavano una politica ecologica più forte da parte dei comuni. In questi anni i movimenti ecologisti di punta contro i progetti delle dighe concentrarono i loro sforzi proprio su questi stessi progetti; e le nuove associazioni “ambientaliste” e le organizzazioni civili che stavano emergendo nelle città, comprese le organizzazioni di ingegneri, architetti, avvocati e medici, non avevano ancora fatto richieste di progetti ecologici abbastanza solidi da includere nello sviluppo urbano. C’erano altri due aspetti importanti.
Il primo è che la società stava appena uscendo da un lungo periodo di intenso terrore di stato ed era ancora in una fase di recupero. Il focus politico del KFM era principalmente concentrato sulle violazioni dei diritti umani degli anni ’90 e sulla richiesta di un’identità curda a Bakur che fosse accettata con diritti autonomi di base all’interno della Turchia.
Il secondo è che il capitalismo in Kurdistan divenne molto forte dopo la crisi del 2001. Nel 2003-2004, il tasso di crescita economica ufficiale raggiunse il dieci percento, il denaro nell’economia si accumulò in modo significativo e ovunque furono fatti nuovi e maggiori investimenti. Molte più persone iniziarono a guadagnare grandi somme di denaro attraverso il commercio e gli investimenti. Ciò creò un’intensa pressione anche sulle città di Bakur, e gli approcci allo spazio aperto per gli investitori privati interessarono quasi tutti i comuni che soffrivano di basso reddito economico strutturale. Erano gli anni in cui il neoliberismo era ufficialmente entrato a Bakur.

I pianificatori degli Stati limitrofi iniziarono a considerare ogni metro quadrato in termini di terreno economicamente sfruttabile e prepararono e approvarono migliaia di progetti. Il governo dell’AKP sotto Erdogan attirò con tali politiche l’interesse del capitale globale. Solo le città amministrate dal KFM resistettero in gran parte a questo sviluppo. Ecco perché il governo non ha potuto più attuare le politiche pianificate in gran parte delle città di Bakur.

In Bakur e anche a Başur (con l’occupazione statunitense nel 2003) e a Rojhilat, lo sviluppo delle industrie estrattive (estrazione mineraria, petrolio e gas) divenne molto drammatico in questi anni in termini di sfruttamento ambientale. I progetti di investimento si diffusero a macchia d’olio in tutti i settori. Le zone rurali si scontrarono con i progetti che le deterpurono: molti fiumi furono trasformati attraverso centinaia di dighe in laghi artificiali; migliaia di licenze vennero commissionate ad aziende per la perforazione di miniere; tutte le strade principali iniziarono ad essere ampliate; mega centrali a carbone furono costruite in diverse province; fu costruita inoltre una delle più grandi fabbriche di cemento nel mondo; e infine l’intero settore agricolo – anche nelle aree montuose – subì un rapido cambiamento plasmato dalle regole del mercato capitalistico.

In un periodo in cui la società di Bakur iniziò a sviluppare rapidamente una consapevolezza ecologica, il capitalismo neoliberalizzato iniziò invece a realizzare la più grande distruzione e sfruttamento storico ecologico (e quindi sociale) a Bakur. La distruzione della natura e la cancellazione della maggior parte dei rimanenti elementi social-tradizionali nella società, fu molto più intenso rispetto alla guerra degli anni ’90. Solo le zone montuose con accesso difficile per l’uomo riuscirono a riprendersi dopo il 2000.

 

Fonte: https://komun-academy.com/2018/06/28/ecology-discussions-and-practices-in-the-kurdish-freedom-struggle-with-a-focus-on-north-kurdistan-bakur/

 

Rossella Assanti

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: