LA NOTTE DEL 24 GIUGNO DEL 1944 SI CONSUMA UNO DEGLI ECCIDI PIU’ BRUTALI COMPIUTI IN ITALIA DAI NAZIFASCISTI: A CASINA VENNERO MASSACRATI A COLPI DI MITRAGLIA E A BASTONATE DECINE DI UOMINI, DONNE E BAMBINI
“Lo facevo per abitudine. Mi nascondevo sotto il letto quando sentivo dei rumori. Quella volta mi salvò la vita. Fu tutto molto veloce. Era sempre molto veloce. La si spalancò, urlarono a tutti di mettersi al muro. Poi partirono i colpi che uccisero la mia mamma e i miei nonni. E diedero fuoco alla casa. Quando uscii da sotto il letto era tutto in fiamme. Solo la via per la finestra era libera. Mi gettai e fui fortunata poiché mi ruppi solo la caviglia. Nonostante il dolore riuscii ad addormentarmi”.
Liliana Del Monte fu una delle poche superstiti dell’eccidio della Bettola, avvenuto in provincia di Reggio Emilia il 24 giugno del 1944. Aveva solo 11 anni, aveva appena visto morire sua mamma ed i suoi nonni.
La notte del 23 una squadra di partigiani tentò di far saltare un ponte nella zona di Casina. Ne seguì uno scontro a fuoco nel quale morirono diversi partigiani ma anche alcuni tedeschi. La rappresaglia partì solo 40 minuti dopo lo scontro a fuoco.
Il massacro principale si svolse all’interno della locanda. I tedeschi entrarono e fecero uscire i presenti dalla loro stanze. Alcuni vennero falciati dalle mitragliatrici e poi dati alle fiamme: tra loro, un bambino di 18 mesi. Ad altri toccò una sorte ancora peggiore: massacrati a colpi di bastone e finiti con un colpo alla nuca.
“Arrivarono alla locanda un centinaio di soldati. Bussarono alla porta, mentre io, visto il mio stato di renitente alla leva mi nascosi nel solaio, ricavandomi un angolo buio nella legna accatastata. Sentii l’oste che aprì la porta. Da quel momento cominciarono i guai. Tutta la gente che in quel momento era nella locanda fu fatta scendere nell’area antistante, stesa a terra. Poi, senza chiedere nulla a nessuno, i soldati obbligarono tutti ad andare nella rimessa. E poi quel terribile suono della mitragliatrice. Li uccisero tutti, nessuno escluso. Donne e bambini compresi. Trentadue morti”.
Queste le parole di Paolo Mugnano, uno dei pochi sopravvissuti nella locanda. Che le parole di Paolo e Liliana ci servano sempre a ricordare la brutalità delle ideologie basate sull’odio del prossimo e sul disprezzo del diverso.
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Fonte : Cannibali e Re è un progetto narrativo di rinnovamento della narrazione storica. Raccontiamo la storia degli ultimi.
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