Il massacro di Hama 1982
L’opposizione religiosa al regime culmina con un’insurrezione generale nella città conservatrice sunnita di Hama nel febbraio del 1982. Gli oppositori al regime proclamarono Hamā città liberata ed esortano la Siria a insorgere contro l’infedele. Nei quattro giorni in cui i militanti della Fratellanza prendono il controllo della città, vengono uccisi circa trecento militanti ba’thisti e i militari di un’unità di paracadutisti inviata dall’esercito. Le forze armate siriane rispondono con un durissimo assedio ventisette giorni di bombardamenti che radono al suolo la città. Il Mukhabarat è un apparato altamente complesso, diviso in quattro agenzie principali che si ramificano in vari settori, divisioni e sezioni. Le quattro agenzie si sorvegliano e si spiano tra di loro, con lo scopo di “controllare il paese tenendolo perennemente nel terrore”22. Agli inizi degli anni ’90 oltre cinquantamila persone lavorano per i servizi di sicurezza siriani, “che assorbivano un terzo delle spese militari, circa 750 milioni di dollari all’anno”23. Negli anni ’80 una profonda crisi economica, aggravata dalle forti spese militari, mette in discussione il sistema bathista e la sua legittimità. Al-Asad avvia un cambiamento della politica economica, con maggiori liberalizzazioni e riducendo il peso del settore statale. Ma alla liberalizzazione economica non corrispondono maggiori libertà politiche. La situazione economica migliora nella seconda metà degli anni ’90, soprattutto per l’aumento della produzione petrolifera. Hafiz al-Asad muore a Damasco il 10 giugno del 2000 per un attacco di cuore. Gli succede il secondogenito Bashar – tornato in patria dalla Gran Bretagna dove studiava – dopo la morte del fratello Basil24.
Sale al potere Bashar al Asad 17 luglio 2000
Bashar viene proclamato all’unanimità capo del partito e del popolo dal Congresso generale del Ba’th, che lo propone alla presidenza della Repubblica. Con un referendum plebiscitario, unico candidato, è eletto presidente della Repubblica il 10 luglio del 2000. Prima della sua ascesa avviene un’epurazione di personalità ai vertici del regime, per facilitare la successione al potere dal padre al figlio e Bashar crea intorno a sé un gruppo di riformisti, giovani dell’élite, che avevano studiato all’estero o lavorato in istituzioni internazionali. Per permettere la sua candidatura, il Parlamento cambia in poche ore la Costituzione del 1973, portando da 40 a 34 anni l’età minima per candidarsi ed essere nominato dal partito Ba’th. Bashar simboleggia la continuità e il cambiamento, una Siria più giovane, moderna, aperta al contesto globale e alle riforme. Nel suo discorso di insediamento si propone di concedere maggiori libertà di espressione e rivitalizzare l’economia, in un periodo di crisi causata dalla siccità, dal basso prezzo del petrolio e dall’alto tasso di disoccupazione. Il presidente Bashar al-Asad è apprezzato in patria per: “la giovane età, la formazione avvenuta al di fuori del Bath, dello stato e dell’esercito, l’essere rimasto ai margini del sistema siriano. […] L’arrivo di un uomo nuovo in un sistema che in 30 anni ha avuto una forte sclerotizzazione suscita immediatamente forti speranze tra i giovani e gli intellettuali”25. “Il nuovo presidente dà l’impressione di dosare accuratamente le spinte modernizzatrici per evitare reazioni di gruppi come i Fratelli musulmani e le forze armate”26. Il Presidente sposa Asma’ al-Akhras, siriana nata e cresciuta a Londra, città nella quale ha studiato informatica e ha iniziato a lavorare presso la sede londinese della Deutsche Bank come analista nel ramo vendita e acquisto degli hedge fund, prima di passare alla J.P. Morgan. Asma dopo il matrimonio si occupa in prima persona di numerosi eventi benefici e culturali, tiene un profilo alto, alterna la politica all’arte della diplomazia senza tralasciare temi come l’educazione femminile. Istituisce fondazioni, promuove iniziative per i bambini. Amata e ammirata anche all’estero, la sua immagine elegante unita al sorriso e ai modi gentili fa il giro del mondo e le vale l’appellativo di Rosa del deserto, da parte di ‘Vogue’ che in un controverso profilo la definisce “glamour, giovane e molto elegante, la più fresca e magnetica delle first lady”27.
La visita di papa Giovanni Paolo II in Siria nel maggio 200128 è l’occasione per Bashar al Asad per aumentare il proprio prestigio. Le associazioni di società civile, dell’opposizione siriana, della difesa dei diritti umani riprendono le loro attività. Ci sono scarcerazioni di numerosi prigionieri politici, soprattutto membri dei Fratelli musulmani e del Partito comunista di azione. A Damasco viene chiusa la prigione dell’aeroporto militare di al Mezze, centro di detenzione e torture praticate dai servizi segreti dell’aeronautica29. “Gli attivisti ruppero gli indugi”30: novantanove intellettuali diffondono sul quotidiano libanese «al-Ḥayāt» una petizione, il Manifesto dei 99, in cui chiedono al governo maggiore libertà di espressione, la fine dello stato di emergenza istituito nel 1963, la liberazione dei prigionieri politici, il rientro degli esuli, e il rispetto dei diritti umani. Il regime risponde costruendo contro i dissidenti l’accusa di essere strumenti del nemico, l’occidente sionista e di attentare alla sicurezza e stabilità del paese. “La parola magica “terrorismo”, con cui solitamente, in Siria e altrove, si chiude ogni tipo di discussione politica”31. La società civile crea un coordinamento attraverso gruppi di discussione informali, organizzati nelle case di intellettuali e artisti. Nel gennaio 2001, mille dissidenti firmano una seconda petizione, il Manifesto dei 1000 che riprende le richieste del Manifesto dei 99. Se il governo sembra inizialmente accogliere alcune istanze degli oppositori, a partire dal febbraio 2001 la repressione contro la società civile diviene sempre più decisa, attraverso restrizioni, arresti e condanne. Nel corso del 2003 il Paese sembra avviarsi verso riforme interne; alle elezioni legislative il Fronte nazionale progressista ottiene 167 seggi su 250. Asad firma un decreto volto a ridurre il monopolio del Bath sul governo, sull’apparato statale e su quello militare.
Questa e una prima parte di una tesi presentata all’università di Genova un’anno fa da una compagna Laura Fazio.
Nei giorni successivi verranno pubblicati gli articoli, o capitoli e le interviste ai combattenti italiani delle #Ypg.
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Laura Fazio
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