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Sosteniamo il Rojava

Riprendiamo dal profilo facebook di Domenico Domitangelo
Meno di un anno fa veniva lanciata l’operazione militare “rasmoscello di ulivo” con la quale si dava il via all’invasione del cantone di Afrin, in Rojava (Siria del Nord). Con questo atto di guerra il governo turco, servendosi del suo potente esercito e di bande di jihadisti da esso armate e sostenute, metteva a ferro e fuoco l’intero cantone con bombardamenti aerei, non risparmiando nemmeno gli ospedali e provocando migliaia di vittime civili. Laddove c’era una società fondata sull’autogoverno ed autodifesa delle comunità, sul protagonismo e l’autonomia delle donne e dei giovani, la coesistenza pacifica di diversi gruppi etnici e la tutela di tutte le minoranze etniche e religiose oggi regna il terrore ed il caos. La Turchia, membro NATO, ha lasciato che milizie fondamentaliste attaccassero coloro che hanno negli ultimi hanno combattuto Daesh (ISIS) in tutta la Sirian del Nord spingendosi più a sud sulla sponda est dell’Eufrate nel governatorato di Deir Ez Zor. Le YPG e YPJ prima da sole e poi inquadrate nelle SDF (Forze Siriane Democratiche) hanno liberato Kobane, Mambij, Tabqa, Raqqa pagando un enerme contributo in termini di combattenti caduti.
Uno scenario simile a quello di Afrin potrà ripetersi entro pochi giorni. Nelle scorse settimane Erdogan aveva più volte minacciato/annunciato una nuova invasione del Rojava, questa volta nei cantoni di Cizre (a nord ovest) e Kobane. Nei giorni in cui i combattenti delle SDF entravano nella città di Hajin, una delle ultime roccaforti di Daesh in territorio siriano (governatorato di Deir Ez Zor), l’aviazione turca bombardava luoghi simbolo del movimento di liberazione kurda, anima della lotta contro ISIS in Siria ed Iraq. La regione di Sinjar, popolata dalla minoranza etnica degli Ezidi, ed il campo profughi di Maxmur sono stati bombardati ed alcune persone hanno perso la vita dopo il vile attacco. Ricordiamo che proprio gli Ezidi sono stati vittime di un massacro ad opera degli uomini del califfato nel 2014, nel più totale disinteresse dell’esercito regolare iracheno e dei peshmerga del PDK che governa la regione autonoma del Kurdistan iracheno. Solo un intervento dei guerriglieri kurdi, che aprirono un corridoio di sicurezza, pose fine a quel massacro.
Il campo profughi di Maxmur è invece un’esperienza di autogoverno da cui nasce il confederalismo democratico che ha assicurato anni di pace e stabilità a tutti i territori e le comunità liberati dalle forze siriane democratiche dal 2014 ad oggi.
Nel corso della scorsa settimana il presidente degli stati uniti Donald Trump aveva annunciato l’immediato ritiro delle truppe USA dai suoi avamposti in Siria in prossimità del confine turco. Questa decisione equivale alla cosiddetta “luce verde” per l’invasione della Siria del nord da parte dell’esercito turco. Sempre negli stessi giorni milizie jihadiste parte delle cosiddette FSA (Esercito Libero Siriano) hanno manifestato la loro adesione a questa invasione mediante comunicati stampa ufficiali. Un ingente numero di mezzi dell’esercito turco e truppe è ammassato da giorni nei pressi del confine turco-siriano a Gire-Spi. Questo via libera a quello che potrebbe essere un nuovo massacro di civili è stato condito nei giorni precedenti e successivi da attacchi bomba contro le SDF nelle città di Raqqa, Hasake e Qamislo da parte di cellule dormienti dello Stato Islamico.
In risposta alle incaute affermazioni di Trump il segretario della difesa USA ed il comandante in capo della coalizione internazionale anti ISIS si sono dimessi. La Francia ha annunciato che non lascerà il territorio siriano.
I combattenti e le combattenti di YPG e YPJ hanno annunciato che resisteranno fino all’ultima goccia di sangue e fino all’ultimo uomo all’attacco dell’esercito turco e delle sue milizie fondamentaliste. E’ nostro compito sostenere la loro resistenza, in primo luogo, rompendo il muro di silenzio eretto dall’informazione main stream su ciò che potrebbe accadere. Il secondo esercito NATO arma la mano degli stessi jihadisti che compiono attentati in luoghi strategici delle nostre città. Armi ed elicotteri italiani sono stati utilizzati per compiere massacri di civili e ne compieranno presto di nuovi. Il nostro governo riceve, stringe la mano e stipula accordi milionari con un criminale assassino come Erdogan. Di fatto il nostro governo sostiene le formazioni jihadiste, le stesse che dice di voler combattere con i vari pacchetti sicurezza, utile strumento di propaganda di Salvini e della sua compagine fascio-stellata.
Dobbiamo essere pronti ad essere in tutte le piazze, ad intraprendere azioni di boicottaggio e denunciare questo orrore.

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