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L’Iran attacca il Kurdistan dell’Iraq. Morti membri del PDKI

Tre impiccagioni e un messaggio lanciato con dei missili. Queste le mosse dell’Iran nella giornata di ieri, Alle prime luci dell’alba il teatro degli orrori si è aperto con l’ impiccagione del giovane attivista curdo Ramin Hossein Panahi, insieme e Zanyar e Luqman Moradi. Successivamente 7 missili sono stati lanciati a Koy Sanjaq contro la sede del PDKI – Partito Democratico del Kurdistan Iraniano – uccidendo 11 persone e ferendone quasi 80. La rivendicazione da parte delle forze governative iraniane è stata immediata; “Il quartiere generale dei terroristi curdi è stato attaccato sabato con 7 missili da terra a lungo raggio tirati dalla divisione balistica della forza aerospaziale dei Guardiani.” recita così il comunicato ufficiale pubblicato sul sito dell’esercito elitario dell’Iran. “La punizione di trasgressori è stata progettata seguendo le cattive azioni perpetrate negli ultimi mesi dai terroristi della regione curda [dell’Iraq], al confine della Repubblica Islamica [dell’Iran],” ha affermato ulteriormente l’esercito dell’Iran. Nota di non irrilevante importanza e poco attribuibile ad un puro caso, è che Ramin Hossein Panahi faceva parte del PDKI, ragione per la quale era stato arrestato e condannato a morte.

Il portavoce del ministero degli Esteri iracheno Ahmed Mahjoub ha denunciato l’attentato di Koy Sanjak, al quale è poi seguito un incendio del consolato iraniano a Bassora (nel sud dell’Iraq) appiccato dai manifestanti. “L’Iraq protegge la sicurezza dei suoi vicini – ha affermato Mahjoub – e rifiuta che il suo territorio venga usato per minacciare il Paese e che la sua sovranità territoriale venga violata da bombardamenti sul nostro suolo su qualsiasi obiettivo senza un precedente coordinamento.”

L’Iran non sembra fare alcun passo indietro, determinato a sterminare il popolo curdo e i partiti di opposizione come il PDKI tornato in campo dal 2016 dopo essere stato proibito per lunghi anni dalla Repubblica Islamica dell’Iran. Terroristi viene definito un popolo in lotta per la sua libertà, in continua difesa per rivendicare il proprio diritto alla vita negato dagli stati confinanti.

 

Rossella Assanti

 

Imagine: LaPresse

 

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